LA STORIA DI SAN CIPRIANO

IL CAMPANILE

Il maestoso campanile, stile gotico-romanico risale forse intorno all’anno 1100 ed è costruito con grosse pietre da taglio. Sino all’anno 1425 era una torre, ed aveva due campane, asportate poi per ordine dei Duchi di Milano. Il motivo non è dato a sapere; forse i parrocchiani, in massa, avevano commesso qualche atto di ribellione ai rappresentanti dei Duchi di Milano. Più tardi nel 1429 furono tolte tutte le campane alle chiese della Polcevera, per punire i polceveraschi, i quali avevano suonato le campane a stormo, quando i rappresentanti dei Duchi di Milano volevano mettere a ferro e fuoco tutta la Valle. I Sanciprianesi però non tardarono a rifarsi dell’onta ricevuta. Alzarono di qualche metro la torre campanaria; invece del tetto angusto e piatto, aggiunsero una cuspide maestosa e sublime e collocarono le nuove campane più in alto, sospendendole in mezzo ad ampi finestroni, affinchè più liberamente, che dalle ristrette bifore, potessero slanciarsi e spandere lontano i loro squilli.

Il campanile, dal suolo alla punta della sua cuspide, misura 32 metri di altezza, la cuspide è alta 12 metri.

Fino al 1771 vi erano due campane e furono portate a tre nel 1791, a quattro del 1864. Nel 1904 l’Arciprete Bonfiglio fece rifondere le quattro campane, affinchè il concerto fosse più perfetto. Ne aggiunse una quinta che fu comprata dai giovanotti di San Cipriano.

Nel 1822 il campanile fu ristorato malamente; le pietre da taglio furono coperte con intonaco e le bifore furono chiuse. Sotto l’Arciprete Zerega (1887-1892) il campanile fu nuovamente ristorato; venne rinnovato l’intonaco, furono tolte le artistiche colonnine di marmo e il campanile fu dipinto con pessimo gusto di color rosa.

Nel 1985 per ricordare la visita pastorale alla Madonna della Guardia del Papa Giovanni Paolo II fu fatta fondere una nuova campana, la sesta.

L’ultimo restauro del campanile risale ai giorni nostri: i lavori iniziarono nel 1993 e furono portati a termine nel 1995. E’ per merito del fervido lavoro di un gruppo di volontari della Parrocchia, degli impresari edili locali e del contributo della Società Operaia Cattolica San Vincenzo Ferreri che possiamo ammirare il campanile in tutto il suo attuale splendore.

Con l’occasione furono aggiunte altre due campane: attualmente il concerto delle campane di San Cipriano è il più grande della Valpolcevera.

IL RESTAURO DEL 1995

A vent'anni dall'inizio del restauro del nostro campanile, vi "regaliamo" un documento storico: alcuni articoli pubblicati sui quotidiani locali (Il Lavoro - Il Secolo XIX).

Iniziamo con il primo articolo, tratto da La Repubblica - Il Lavoro ediz. Genova del 25/06/1995

di Paolo G. Brera

 

PICCUN, dagghe cianin...

Doveva essere un lavoro di straordinaria amministrazione, un po' d'intonaco qua e la per ridar lustro al campanile della chiesa di San Cipriano.

Invece, salta l'intonaco e affiorano bifore e trifore, colonnine di marmo e capitelli bizantini. E San Cipriano riscopre la sua storia millenaria, obliata dal tempo e dai lavori di consolidamento nel corso dei secoli. Cosi', quello che sembrava un comunissimo campanile dall'aspetto squadrato rivela la sua esile silhouette romantica, lasciando di stucco architetto e Sovrintendenza e gonfiando d'orgoglio gli abitanti arroccati sul crinale della Val Polcevera.

D'orgoglio, già: l'architetto Nicola Ruggiero e Giuseppe Stoppani - 76 anni (nel 1995 ndr), il "perno di San Cipriano", come lo chiamano gli amici - sorridono ammiccando tra loro:

"Sa, c'è un po' di guerra di campanili con Pedemonte di Serra Riccò. Hanno finito i lavori di ripristino del loro campanile e se ne vantano. Ora però arriviamo noi"

Il campanile di Pedemonte, bello e rinnovato, ancora fresco di vernice, svetta ad una levata d'occhi da San Cipriano. Mica si poteva tollerare lo smacco. E allora via ai lavori, anche qui a San Cipriano.

Il bello di questa gustosa storia d'orgoglio campanilistico è che conserva intatta la spontaneità della vita di paese dal comune, alla sovrintendenza e dal ministero non arriva il becco di un quattrino.

Non importa, ci pensano i parrocchiani. Per questo ora la sorpresa scaturita dall'intonaco vecchio che vola via riportando alla luce tracce antichissime è una vittoria tutta loro; da gustare lentamente, come il vinello raccolto nelle botti della loro cantina sociale.

Dal punto di vista archeologico, la scoperta è notevole: si tratta di una conferma delle tesi di carattere storico avanzate da Teofilo Ossian De Negri, secondo il quale la chiesa di San Cipriano era già certificata da diplomi dei secoli IX e X, ma poteva essere datata assai anteriormente, già in epoca tardo romana e bizantina.

In origine sarebbe stata un "castrum" romano e bizantino lungo l'antica via Postumia divenendo uno dei capisaldi delle linee difensive ai tempi dell'invasione longobarda della Liguria.

La chiesa di "Sancti Cirpiani" viene poi citata da un diploma di Re Berengario nel 909.

Nata come torre di vigilanza, insomma, sarebbe poi trasformata in torre plebana nel XII Secolo. Il restauro dovrebbe ora riportare alla luce questa antica forma cancellando i rimaneggiamenti successivi.

"Non me lo aspettavo proprio - racconta Nicola Ruggiero, l'Architetto che si sta occupando dei lavori - pensavo ad un normale lavoro di manutenzione, invece ci siamo trovati davanti un vero e proprio restauro.

La Sovrintendenza - continua l'architetto - riteneva sufficiente un approccio meno approfondito. Io ho un po' insistito: l'intonaco era marcio e mi sembrava meglio rifarlo completamente" E sono saltate fuori le bifore e le trifore, appena accennate dietro il vecchio intonaco caduco. Una fortuna insomma.

In quattro mesi, probabilmente alla fine dell'estate (1995 ndr), i lavori dovrebbero essere terminati. Il condizionale è doveroso, perchè i finanziamenti dipendono solo dal volontariato.

E non solo i finanziamenti. Sono stati proprio gli abitanti di San Cipriano, riuniti nel circolo della chiesa, a eseguire materialmente i lavori. C'erano loro sui ponteggi a ridar lustro alla storia del loro paese.

"In pratica quel campanile era una groviera - racconta Giuseppe Stoppani, facendo riferimento alle ampie finestrature, una bifora e due ordini di trifore per lato - era tutto un buco. Per questo, per solidificarlo, hanno tappato tutto".

Ora il problema è proprio quello: come riportare alla luce lo splendore che fu, senza compromettere la solidità.

"Dietro la colonnina delle finestre - dichiara l'architetto Ruggiero - metteremo una griglia; dietro ancora effettueremo dei lavori non visibili di sostentamento". Intanto si studia l'intonaco. "Ne useremo uno antico molto resistente - continua Ruggiero - con un miscuglio di calce idraulica e aerea, colorata con coccio pesto".

Stanno cercando la miscelazione giusta. Ci lavorano gli anziani del paese spaccando su una putrella d'acciaio vecchie tegole qua e la.